giovedì 12 dicembre 2013

Parole efficaci, Pensieri vuoti

Certo, se il giorno prima scrivo un articolo (appassionato e particolarmente sentito) sulla filosofia e il giorno dopo mi ritrovo a parlare di politica, allora mi rendo conto che un downgrade nei temi e nell'immaginazione è stato compiuto.

Tuttavia, provando a pensare ad un articolo per oggi (vi rassicuro, non riuscirò a scrivere sempre), la prima idea che mi è saltata in mente ha riguardato la comunicazione politica e i mezzi coi quali si può attirare il consenso: se ci facciamo caso, Renzi, Berlusconi e Grillo sono i tre leader dei principali schieramenti e il loro modo di attirare i voti si basa sul carisma e sulla battuta.

Analizzando un po' più a fondo, Berlusconi dà l'immagine dell'uomo che si è fatto da sé (anche se da qualche tempo è diventato il nuovo martire della democrazia), Renzi si presenta come il nuovo che avanza, Grillo come lo tsunami in grado di terremotare la Gomorra del parlamento.

Fin qui, opinioni positive e negative a parte, non ho niente da obiettare. Sulla scena politica ognuno deve recitare una parte per attirare consenso. Il problema si pone caso mai nel momento in cui bisogna discutere di temi un po' più impegnativi, le cui soluzioni non stanno né in semplificazioni, né in divertenti battute del buonumore.

Ed è proprio quando esploriamo temi impegnativi che troviamo i nostri leader in difficoltà.
Berlusconi ha fatto una campagna elettorale basata sull'abolizione dell'IMU, Renzi ha dato vita alla Leopolda (con i famosi cento tavoli, nei quali, si sono ribadite le solite cose, dette sempre con la forma dello slogan e mai dettagliando le riforme), Grillo si rifiuta di partecipare ad ogni confronto (per non mischiarsi al teatrino della politica dice lui, per non avere contraddittorio dico io).

Dal mio punto di vista, da qualsiasi prospettiva si guardi la cosa, potranno fare ridere (qualcuno di loro mi suscita la reazione contraria), potranno essere telegenici, ma in tema di competenze mi tengo il beneficio del dubbio: nel caso di Berlusconi per le sue esperienze di governo, nel caso di Renzi per la sua superficialità in merito ad alcune questioni, nel caso di Grillo per alcune sue uscite (non ultima la proscrizione dei giornalisti, che rimanda a ricordi non troppo piacevoli di “libertà al bavaglio”).

Non ultimo, e termino la mia critica (forse alcuni lettori potranno giudicarmi come pseudo-intellettuale, saccente e petulante) vorrei porre in analisi anche il metodo di intervista.
Non so quanti di voi abbiano visto il confronto tra i candidati del PD, ma discutere di temi importanti nel giro di 30 secondi è uno sporco lavoro nel quale il politico dà semplici slogan, dice poche cose e soprattutto non dice. Il tutto mentre la platea applaudisce e urla come se assistesse ad una partita di pallone. Di questo tipo di confronto c'è bisogno, sia chiaro, ma deve essere altrettanto chiaro (almeno secondo me) che un voto non lo si da a chi è stato il più simpatico. In questo senso servirebbero, oltre allo schema del botta-risposta, anche interviste più lunghe nelle quali il giornalista incalza e spinge il candidato X a dare risposte concrete e dettagliate.

Ma vabè, questi sono solo monologhi di strano studente di filosofia. Soltanto opinioni. 

Corrado Schininà

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