sabato 14 dicembre 2013

L'isola delle Rose

Di recente ho dato un esame di storia contemporanea. Si presume che dovrei aver acquisito un'ampia conoscenza sul recente passato dell'uomo tuttavia credo che l'obbiettivo sia riuscito a metà.
Le nozioni fondamentali per fortuna sono rimaste nella mia testa (vediamo tra qualche giorno cosa mi ricorderò), ma dietro la “Grande Storia”, quella conosciuta da tutti, vi sono vicende che passano in secondo piano e sebbene non sembrino rilevanti, nascondono dietro di sé una storia sicuramente interessante da raccontare.

Quanti di voi conoscono l'Isola delle Rose? A dispetto del nome, che sembra uscito da un romanzo, questo luogo doveva rappresentare l'utopia della civiltà, nel senso più alto del termine.
Come spesso accade, l'idea quando si tramuta in realtà diventa un grigio ricordo delle aspettative iniziali e questa storia non fa eccezione.

L'Isola delle Rose nacque nel 1968 in una piattaforma artificiale non molto distante dalle coste emiliane. Il padre della micro-nazione fu Giorgio Rosa, ingegnere bolognese.
Si disse che la ragione principale della nascita di questo stato-piattaforma era soprattutto economica: ottenere un ruolo di rilievo internazionale nei commerci sfruttando la posizione logistica della piattaforma, altri credono che lo stesso Rosa sia stato un fascista (in effetti fu soldato repubblichino) il cui scopo era quello di costruire lo stato-piattaforma per renderlo un paradiso fiscale dal quale potersi rifugiare.
Andando oltre insinuazioni e supposizioni, proviamo ad essere meno materialisti e più idealisti: un carattere della Repubblica delle Rose era la lingua. Non era l'italiano, sebbene tutti coloro che parteciparono alla nascita dell'isolotto erano emiliani, e non era nemmeno l'inglese, che in clima sessantottino avrebbe significato riconoscere la globalizzazione come un fenomeno positivo, bensì l'esperanto: questo idioma, sconosciuto a molti, è una lingua artificiale creata in finir dell'800 dall'oftalmologo polacco Zamenhof il quale puntava nell'unir sotto un unico verbo la popolazione mondiale, senza dare privilegi o giustificare sopraffazioni delle altre lingue.

L'isola, raccontano chi ha partecipato al progetto della piattaforma, doveva essere un tempio culturale, il luogo delle arti e dell'estetica, dell'amore per il sapere e della vita.
Un sogno che durò solo 53 giorni: il 1° maggio l'isola venne dichiarata indipendente e in meno di due mesi il governo italiano risolse diplomaticamente l'intricata questione e fece desistere Rosa e i suoi. La piattaforma verrà distrutta l'anno dopo e con essa l'illusione di vivere un'utopia.

A mio giudizio la storia è avvincente e sicuramente interessante. Ma non tutti (come dimostrano gli esempi fatti sopra) vedono la vicenda come un qualcosa di romantico e appassionato.

Si sa, la storia è travagliata e su di essa si speculano teorie e supposizioni. E' giusto così per provare a ricercare la verità, intanto, sviluppiamo le nostre opinioni.


                                         (bandiera dell'isola delle Rose)
Corrado Schininà

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